Quando fino agli anni ‘50 c’era vita nei Sassi, nessuno lo comprava. Il pane infatti, come la pasta, ognuno se lo faceva da sé in casa. Solitamente una volta a settimana, il lunedì notte, quando le donne rimanevano in piedi per impastare acqua, farina di grano duro e lievito madre, far poi crescere la massa al punto giusto, modellarla sapientemente quasi fosse una scultura e consegnarla all’alba al panettiere che passava casa per casa per poi portare le forme di pane (solitamente da 5 chili) a cuocere in uno dei tanti forni pubblici. Non prima però che ciascuno avesse marchiato la propria col tipico timbro in legno in modo da poterlo distinguere dagli altri.
Una tradizione antica, forse quanto la stessa storia di Matera. Che a dicembre 2007 è stata consacrata con il riconoscimento del marchio Igp, con cui l’Unione Europea ha sancito l’Indicazione Geografica Protetta del pane di Matera. A giugno di quello stesso anno poi l’avvio della produzione e vendita da parte dei quattro aderenti al consorzio (Massimo Cifarelli, Lucia e Gennaro Perrone e i fratelli De Palo) di un prodotto lucano al 100% ben oltre il disposto del disciplinare Igp che prevede invece una percentuale minima del 20%: così da qualche mese i materani e i tanti turisti possono nuovamente gustare il buon pane di una volta, realizzato per il 30% col pregiatissimo grano duro “senatore Cappelli”, tipico delle colline materane, e per il restante 70% con altri grani lucani. Il Consorzio mira così anche alla valorizzazione dell’intera filiera produttiva cerealicola coinvolgendo agricoltori, stoccatori di grano, mugnai e panificatori locali, per garantire un prodotto sempre migliore e assolutamente genuino.
E soprattutto degno della sua storia millenaria: “Delle conserve di grani e lor perfettione – scriveva infatti Gianfranco De Blasiis nella sua ‘Cronologia della Città di Matera’ del 1635 – basta di dire che ne si conserva sin’ a diece, dodeci e quindeci anni, come se stesse in una cassa, e per queste conserve dè grani ci è tradizione che questa Città fusse stata granaio del populo Romano”.
È stato dunque un immenso piacere accogliere la richiesta che mi è giunta da una coppia di americani il mese scorso (nella foto): avevano prenotato infatti la visita guidata chiedendomi di terminarla in un panificio, ma non solo per comprare il pane, come fanno tanti turisti prima di lasciare Matera, ma anche la farina. “Sai – mi aveva scritto Peter – la mia compagna Lindsay ama fare il pane in casa e vorrebbe provare con quello di Matera!”. E così, al termine di un bellissimo giro con questi due simpaticissimi ragazzoni Usa, entriamo in un panificio in pieno centro e ne usciamo…carichi di meraviglie.
Sempre più sudditi a corte di Sua Maestà il pane di Matera!