La prima edizione ufficiale si tenne il 2 luglio del 1389. Quell’anno infatti Papa Urbano VI, che era stato arcivescovo di Matera dal 1363 al 1377, aveva istituito la celebrazione della Visitazione. Ma la devozione per Maria SS. della Bruna è sicuramente più antica, almeno quanto la città dei Sassi. Alcuni addirittura la identificano col culto pagano di Cerere, la dea del grano, molto fervente in epoca romana quando Matera, secondo lo storico Gianfranco De Blasiis “…fusse stata granaio del populo Romano”. Del resto la stessa Cattedrale, realizzata oltre un secolo prima (i lavori iniziarono nel 1230 per concludersi nel 1270), era stata da subito dedicata a Santa Maria di Matera.

Una festa millenaria dunque, l’espressione più alta dell’identità di un popolo. Che poi si è evoluta nel corso dei secoli, arricchendosi di elementi derivanti dalle culture dominanti nelle epoche successive, per giungere all’intensa articolazione dei nostri giorni, che la rende unica nel panorama delle feste popolari: il giorno più lungo intenso ed emozionante dei materani…il più atteso. Ora anche da migliaia di visitatori che giungono in città da tutto il mondo. Così come vi giungono numerose troupe televisive nazionali ed internazionali. Un’altra occasione per visitare Matera.

Eccone le fasi salienti, con l’ipotesi più attendibile sulle rispettive origini.

La processione dei pastori che sveglia la città all’alba

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Batterie pirotecniche durante la Processione dei Pastori (foto Sassiland)

Fino agli anni ’50 c’erano ancora tanti materani dediti alla pastorizia. Sono state anzi antiche comunità pastorali, stanziatesi dall’Alto Medioevo nelle grotte della Gravina, ad originare la millenaria civiltà rupestre dei Sassi. I pastori però non potevano abbandonare greggi e mandrie neanche nei giorni di festa. E così rendevano onore alla Madonna della Bruna a modo loro, portando in processione alle prime ore del mattino una sua antica effigie per le vie dei Sassi, per poi ritornare al lavoro nei pascoli. Oggi a Matera pastori non ce ne sono più, ma quella stessa effigie attraversa comunque all’alba tutta la città, seguita da una festosa fiumana di gente tra il crepitio delle batterie pirotecniche e l’allegro frastuono della “bassa musica” che svegliano quei materani rimasti a letto, annunciando che il loro giorno più lungo ed emozionante è finalmente arrivato.

Un mezzogiorno di emozione e fede a Piccianello

Piccianello

L’arrivo della Madonna nella chiesa di Piccianello a mezzogiorno

Quel luogo in cui, secondo la leggenda, a un contadino apparve una “signora bella e sconosciuta”, allora era una desolata contrada di campagna. Che, secondo un’altra versione, sarebbe stato invece teatro di un duro scontro intorno all’anno 1000 tra i materani e i saraceni ormai in fuga dalla città. Come racconta infatti lo storico Pierino Moliterni, prima di andar via i feroci turchi sarebbero entrati nella chiesa ipogea di S.Eustachio (al si sotto dell’attuale Cattedrale) per depredare i gioielli dalla statua di Maria Ss. della Bruna: avendo difficoltà a staccarli, avrebbero portato l’intera statua posandola su di un carro dirigendosi poi verso l’uscita della città. Era l’alba ed ecco che giunsero proprio in quel momento in chiesa, per salutare la Madonna e pregare, alcuni contadini, che videro i ladri accorgendosi del sacrilegio. Così chiamarono subito a raccolta tutti i giovani volenterosi, e a cavallo raggiunsero i saraceni nei pressi di Piccianello: ci fu un terribile scontro, ma i saraceni furono sconfitti. Da allora quel luogo sarebbe stato per sempre caro a tutti i materani…Piccianello, il cuore pulsante della città, un rione che il 2 Luglio risplende e si stringe attorno alla Madonna e al suo Carro Trionfale, la cui fabbrica è proprio nei pressi della chiesa del rione. Dove a mezzogiorno fa il suo ingresso trionfale la statua della Madonna, proveniente dalla Cattedrale (dove alberga tutto l’anno) tra applausi, canti e preghiere.

L’imponente e colorata parata serale

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Il Carro della Bruna in processione

La ricostruzione storica di Moliterni racconta poi che per riportare a Matera la statua della Madonna, i materani allestirono un carro e lo adornarono di fiori. Verso sera, scortato da giovani che montavano su cavalli bardati a festa e dai sacerdoti che erano stati prontamente avvertiti, il carro, con la statua ben fissata sull’assito, fece ritorno a Matera e venne accolto dal popolo festante. Quella sarebbe poi diventata l’imponente e colorata parata che fa da scorta al Carro in processione, con un centinaio di Cavalieri in abito medioevale su cavalli bardati a festa. Un omaggio, secondo invece un’altra ricostruzione, di Giancarlo Tramontano (conte di Matera dal 1497 al 1514, quando fu trucidato dal popolo) a Maria e alla città: i primi Cavalieri della Bruna infatti sarebbero stati gli uomini della sua scorta armata

L’adrenalina a mille per lo sfascio del Carro

lo sfascio

L’assalto e la distruzione del Carro

È l’evento culminante della lunga e intensa giornata. Quello che rende unica questa festa. Dopo che la statua della Madonna viene deposta in Cattedrale, i muli vengono strigliati per riportare il Carro il più velocemente possibile verso Piazza Vittorio Veneto per la sua distruzione da parte del popolo. Che poi conserverà con orgoglio statue e decori  di  cartapesta in botteghe, case, uffici e negozi. Anche questa tradizione deriverebbe dalla vicenda dei saraceni a Matera. Dopo avere ricondotto la statua della Madonna al suo posto nella cripta ipogea sulla Civita, il carro infiorato sarebbe stato infatti riportato in piazza, perché ogni fedele potesse prendere un fiore in segno di devozione. Altri invece fanno risalire la tradizione ancora all’epoca del conte Tramontano: pare infatti che il tiranno, forse per ingraziarsi il popolo, avesse promesso di regalare ogni anno un nuovo carro, ma i materani, diffidenti, avrebbero distrutto il manufatto per costringerlo a mantenere la promessa.

La notte illuminata dai fuochi sulla Gravina… “A mogghj a mogghj a l’onn ci vàn”

i fuochi

Spettacolo pirotecnico sui Sassi (foto Sassiland)

La festa è ormai finita e ancora una volta “si rimane come il 2 luglio”, espressione popolare che riassume la sensazione mista di vuoto e malinconia che ogni materano prova a conclusione della giornata. Spazzata subito via dal rinnovato entusiasmo di “a mogghj a mogghj a l’onn c’van” (ancora meglio l’anno prossimo), mentre si assiste allo stupefacente spettacolo pirotecnico che a notte fonda illumina il cielo sopra la Gravina…è questa la Festa dei Materani.