La tela del ragno. In una sola parola, la ragnatela. Che per tante generazioni di bambini è stata ed è ancora la principale arma di Spider Man, l’amato Uomo Ragno. Ma che negli adulti può evocare sensazioni diverse e contrastanti: la paura suscitata da luoghi abbandonati, spesso citati nei film dell’orrore; e soprattutto la gioia euforica dei balli sfrenati dell’antica tradizione popolare della nostra terra. Scatenati appunto, secondo la credenza, dal morso del ragno. Da cui si sarebbe guariti attraverso una musica particolare, la “pizzica”, suonata a lungo, anche per diversi giorni, soprattutto col tamburello. E che negli ultimi anni è ritornata prepotentemente “di moda”, soprattutto grazie alla “Notte della Taranta” di Melpignano con cui il Salento si è promosso in Italia e all’Estero.

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Ma la tarantella è un’antica tradizione anche in Lucania, Campania e Calabria. E proprio da queste regioni provengono i quattro gruppi che si stanno esibendo in questi giorni nella quarta edizione del (appunto) Ragnatela Folk Festival in Piazza San Giovanni a Matera, organizzato dall’omonima associazione nata qualche anno fa su iniziativa di alcuni giovani musicisti locali. Nella serata di venerdì 18 luglio la piazza si scatenerà in canti e balli sulle coinvolgenti note degli avellinesi della Scuola di Tarantella Montemeranese e dei calabresi Marasà. Sabato 19 luglio, invece, scorrerà l’energia prodotta dai suoni della Ragnatela Folk Band, l’orchestra dell’associazione che riunisce i migliori musicisti e cantanti della tradizione popolare materana, con elementi provenienti dallo storico Gruppo Folk Matera (nato nel 1977), dai Terragnora, dai Scettabbàn e altri: in tutto 15 elementi, in continuo aumento anno dopo anno. Chiuderanno la serata e il festival i ragazzi del Canzoniere Grecanico Salentino,  attiva da trent’anni sulla scena della musica popolare con diverse presenze in rassegne folk in Europa.

Il festival, sostenuto da alcuni sponsor privati, rientra nel cartellone degli eventi dell’estate materana: “Del resto il richiamo che esercita una manifestazione come questa – dicono gli organizzatori – è coerente con la vocazione del territorio che la ospita, e sopratutto riempie il brutto vuoto creato dal tenore spesso snobistico ed elitario di gran parte dei festival materani”.